Soia: la composizione
Uno dei temi dibattuti in ambito nutrizionale e su cui si sentono girare tante voci è l’influenza che la soia potrebbe avere nell’alterare l’equilibrio dei nostri ormoni. Ma scopriamo cosa ci indica la ricerca al riguardo.
Prima di tutto cosa è la soia ?
La soia è un legume di piccole dimensioni come ceci, fagioli, piselli, molto consumato nell’ambito dell’alimentazione vegetariana perché a differenza degli altri legumi risulta essere ricca di proteine e grassi ma povera di carboidrati.
In particolare, la bassa quantità di carboidrati potrebbe rendere vantaggioso l’uso della soia nel diabete, non solo, la maggior parte dei carboidrati è rappresentata dagli oligosaccaridi, catene di zuccheri che sono difficilmente digeribili dal nostro intestino ma che nutrono i batteri che convivono con noi proprio nell’intestino, fungendo così da prebiotici (2).
La soia ha un buon contenuto in grassi, dei quali il 10-15% è di tipo saturo (quelli che andrebbero consumati in maniera limitata), il 19-41% monoinsaturi, il 46-62% sono di tipo poli-insaturi, i famosi omega6-omega 3 con un rapporto più o meno di 8:1, questi possono contribuire all’effetto protettivo della soia influenzando positivamente i parametri infiammatori. Inoltre, la sostituzione dei grassi saturi animali con la soia ha dimostrato un miglioramento del profilo del colesterolo con riduzione del rischio di malattie cardiache. Questo effetto è dovuto alla presenza di fitosteroli, molecole lipidiche simili al colesterolo animale ma che sono difficilmente assorbibili dal nostro intestino.
Per quanto riguarda le proteine, essa ne contiene ben il 36-46%, ben digeribili e di buona qualità se paragonata alla carne e alle uova.
È quindi ben giustificato il suo consumo in una alimentazione sia onnivora che vegetariana e anche in un contesto sportivo; infatti in uno studio di popolazione (nel Massachusetts) in cui si è valutato l’impatto delle fonti proteiche rispetto alla muscolatura, ha evidenziato come sia le fonti animali che vegetali siano correlate positivamente alla massa magra degli arti e alla forza del muscolo quadricipite. Sia le proteine della soia che le whey (proteine del siero di latte) “supportano la muscolatura” e in più le proteine della soia ma non le whey, possono proteggere dal danno ossidativo generato durante lo sport.
Sempre più spesso la soia è utilizzata per produrre prodotti quali il Tofu, il “latte di soia”, o fermentata per ricavare il tempeh e salse alla soia. L’estrazione degli olii permette di produrre l’olio di soia così come è possibile per i vegani assumere le proteine in polvere estratte dalla soia. I processi di lavorazione permettono di degradare i così detti Antinutrienti, tannini, fitati, inibitori della tripsina, tutte sostanze che sarebbero in grado di interferire con la digestione ed assorbimento di proteine, vitamine e minerali.
Altri composti presenti nella soia sono gli isoflavoni, una serie di composti che insieme alle proteine sarebbero responsabili degli effetti antiossidanti, antivirali , protettrici del fegato e del sistema cardiovascolare, anticancro.
Isoflavoni ed estrogeni
Gli isoflavoni (genisteina, daidzeina, biocianina A, formonetina) sono sostanze con una struttura simile agli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili, ed in particolare al 17-β-estradiolo, detti per questo fitoestrogeni o estrogeni non steroidei. Seppur siano presenti in 300 tipi di vegetali, la soia ne è particolarmente ricca con un contenuto medio di 1.2-4.2 mg/g di estratto secco. La quantità di essi all’interno della pianta dipende da tanti fattori come il suolo di crescita, il clima, lo stato di maturazione ma anche dal tipo di processo a cui essa va incontro, maggiore è il grado di lavorazione, minore è il contenuto in isoflavoni.
Perché queste sostanze simili ad ormoni siano disponibili per il nostro organismo, devono intervenire i batteri intestinali, in grado di togliere la componente zuccherina legata all’isoflavone che lo rende inattivo. Dall’intestino la genisteina e la daidzeina, i due isoflavoni maggiormente presenti nell’uomo, passano quindi tramite il flusso sanguigno al resto dell’organismo raggiungendo i massimi livelli sierici dopo 2-8 ore dal loro consumo, vengono invece eliminati mediante le urine o la bile in 24h.
Proprio perché somiglianti al 17-β-estradiolo (vedi immagine per la struttura), gli isoflavoni sono in grado di legare i recettori intracellulari degli estrogeni. Potremmo definire i recettori come dei cancelletti presenti sulle cellule o al loro interno che vengono aperti dalle proprie chiavi, gli ormoni, innescando una serie di conseguenze.
Esistono due forme del recettore per gli estrogeni, quello di tipo alpha determina gli effetti degli estrogeni nell’utero, ipotalamo/ipofisi, scheletro ecc. quelli beta invece nell’ovaio, a livello cardiovascolare, nel cervello, ecc.. La genisteina lega preferenzialmente, è più affine, ai recettori alfa proprio come il 17-β-estradiolo ma per raggiungere gli stessi effetti innescati dall’ormone la quantità deve essere sufficientemente alta (100nmol/l). Non solo; gli effetti dipendono dalle quantità dell’ormone nell’organismo questo perché i due competono per il legame al recettore.
Detto in parole semplici, se ci sono 2 chiavi (ormone dell’organismo e fitormone della soia) per una stessa porta (il recettore), le 2 chiavi saranno in conflitto, chi avrà la meglio?
- Se gli estrogeni sono alti come nella fase follicolare del ciclo mestruale, gli isoflavoni interferiscono poco con l’azione degli estrogeni del corpo andando ad occupare una parte dei recettori.
- Se gli estrogeni sono bassi, come nelle donne in menopausa, l’attività dei fitoestrogeni può diventare importante tanto da essere usati come alternativa o terapia complementare all’uso di ormoni in donne in menopausa, specialmente per lunghi tempi(3).
Nei primi anni del 2000 è stato identificato un altro prodotto formato dai batteri intestinali a partire dalla daidzeina, l’S-equolo. Questa conversione avviene solo se la quantità di soia assunta è abbastanza elevata e in soggetti “predisposti” alla conversione, per lo più asiatici e vegetariani. L’attività dell’S-equolo si manifesta per azione sui recettori degli estrogeni ma in questo caso di tipo beta, che agendo all’interno della cellula indurrebbero effetti positivi sulle vampate di calore in donne in menopausa, sulla densità ossea, su alcune patologie della prostata (4).
Recentemente è stata rivelata la presenza di recettori anche sulla membrana delle cellule che sarebbero responsabili della vasodilatazione per la formazione dell’ossido nitrico, l’espansione dei vasi permette ad esempio l’abbassamento della pressione sanguigna.
Effetti sul testosterone
L’Uomo che assume isoflavoni mette a rischio la sua virilità?
Sembra che gli isoflavoni blocchino l’attività della 5-α reduttasi, enzima coinvolto nella conversione del testosterone nel diidrotestosterone, la forma attiva dell’ormone maschile. I dati sono però contrastanti sembra infatti che basse concentrazioni di isoflavone blocchino, ma alte concentrazioni aumentino l’attività dell’enzima.
Inoltre in alcuni studi sembra esserci un aumento del testosterone totale ma non del testosterone libero (quello subito disponibile ad agire). Questo avviene per un aumento delle proteine leganti (SHBG) l’ormone in eccesso. Quando le proteine SHBG legano il testosterone, lo “portano in giro come se stesse al guinzaglio, non lasciandolo libero di agire”.
La correlazione tra il consumo di soia e la riproduzione è stata immaginata nel 1940, quando si è osservata l’infertilità in pecore pascolate su trifogli rossi (piante ricche in isoflavoni), denominandola “sindrome da trifoglio” e immaginando che le piante avessero un sistema di difesa… rendere impotenti eventuali predatori.. della serie “mangiami e non potrai più avere figli!!”.
Nell’uomo lievi perturbazioni con feminilizzazione, disfunzione erettile, calo della libido sono stati osservati solo in alcuni casi di uso massiccio degli isoflavoni.
Una meta analisi più recente di 32 studi ha rivelato non esserci in generale un aumento degli ormoni sessuali maschili a seguito dell’assunzione di soia.
Il fatto che la soia non abbia un impatto sugli ormoni sessuali non ci stupisce se pensiamo che i maggiori consumatori di questo legume, i cinesi, sono anche la popolazione con un elevato tasso di nascite
Se sei vegetariano o allergico alle proteine del latte e vuoi mettere massa muscolare, nonostante le proteine della soia siano una valida alternativa, le proteine del siero del latte (whey) hanno sempre maggiore capacità nel promuovere l’aumento della massa muscolare. Probabilmente questo avviene per il diverso valore biologico delle due proteine e minore biodisponibilità delle proteine della soia.
Se si assumono proteine della soia, i livelli di testosterone 30 minuti dopo l’allenamento, sono invariati rispetto al pre-allenamento. Se invece si assumono proteine whey i livelli di testosterone risultano più alte. Le Whey sono anche in grado di attenuare l’aumento del cortisolo che si verifica nella fase post-allenamento differentemente dalle proteine della soia.
Contrariamente a quanto si creda però, le vie anaboliche post allenamento, le vie che permettono la crescita muscolare, non sono bloccate dall’assunzione di soia per un eventuale aumento dell’estradiolo che non è stato dimostrato.
Si tenga presente che gli effetti nel breve termine delle proteine insieme con l’allenamento non rispecchiano gli effetti a lungo termine, con questo intendo dire che se pensi di aumentare il tuo testosterone nel tempo assumendo proteine whey, questo non avviene!! L’effetto descritto è solo di breve durata e dovuto alla combinazione proteine del siero del latte ed allenamento.
Soia e tiroide
Un altro effetto che si attribuisce alla soia è quello della riduzione degli ormoni tiroidei, inizialmente gli studi erano focalizzati sugli animali. Tra gli anni ’50-’60 l’attenzione si è spostata sull’uomo a seguito di casi di gozzo in bambini nutriti con “latte in polvere” derivato dalla soia. Negli anni ’90 si è arrivati a dimostrare che gli isoflavoni inibiscono, in studi su cellule e nei topi, l’attività della Tireoperossidasi, enzima fondamentale per l’incorporazione dello iodio alla tirosina e successivamente per la formazione degli ormoni tiroidei.
Se è così allora da domani basta con la soia, altrimenti la nostra tiroide va a farsi benedire…
Un attimo, questa considerazione è vera se già hai già una alterazione della attività tiroidea e/o se assumi poco iodio con l’alimentazione. Se stai assumendo ormoni sostitutivi (levotiroxina), sicuramente il tuo medico ti avrà raccomandato di prendere il farmaco a stomaco vuoto ed evitare la soia o suoi derivati per alcune ore dalla sua assunzione, questo perché la soia può l’imitare l’assorbimento intestinale della levotiroxina del farmaco.
Nei soggetti in cui la tiroide funziona bene, non ci sono prove che l’assunzione di soia interferisca con l’attività della ghiandola. I problemi visti sopra per il consumo di latte in polvere per l’infanzia, sono stati risolti fortificando l’alimento con lo iodio (solo per i bambini che contemporaneamente assumono farmaci andrà aggiustata la dose).
D’altronde se pensiamo sempre alla popolazione che maggiormente consuma soia, i Giapponesi, che quotidianamente mangiano in media 7-11 gr di proteine della soia (contenenti 20-30mg di isoflavoni), questa non ha una maggiore incidenza di gozzo, malattia dovuta a tiroide poco funzionante
Per concludere
Da tutto quello che abbiamo detto possiamo trarre dei messaggi:
- La soia è un ottimo alimento per il bilancio dei macronutrienti
- Contiene sostanze la cui attività ha effetti positivi sul sistema cardiovascolare, sul grado di densità ossea, in relazione ai sintomi della menopausa, sul benessere della pelle, in relazione alla prevenzione di diverse tipologie di cancro.
- Un consumo anche medio-alto è sicuro per gli ormoni sessuali maschili , seppur vi siano stati sporadici casi del calo della libido e bisogna fare attenzione in chi ha già problematiche tiroidee.
- L’assunzione di proteine in polvere della soia in post allenamento può essere una buona alternativa alle whey in chi è vegano.
Bibliografia:
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